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I 55 anni di Eliza, il primo chatbot della storia

I 55 anni di Eliza, il primo chatbot della storia

Ad oggi l’intelligenza artificiale ha preso largamente piede, su diversi fronti. Spesso non ci rendiamo conto di quanto sia vicina alla vita di tutti i giorni e a quanto ogni giorno interagiamo con essa. Ad esempio Facebook, Instagram si basano su algoritmi specifici. Inoltre esiste un software capace di ordinare nella nostra galleria foto le immagini in base a localizzazione e oggetti contenuti. Questo è possibile attraverso una copia verosimile del sistema neuronale che ogni essere umano presenta all’interno del proprio cervello. L’intelligenza artificiale è connessa anche allo sviluppo dei chatbot. Con questo termine si fa riferimento a macchine in grado di instaurare una comunicazione scritta con un utente umano. Le risposte sono strutturate in base alle richieste specifiche e ad oggi molte aziende e società presentano il loro chatbot. Sono trascorsi 55 anni dal primo chatbot della storia, il suo nome era Eliza. Venne creato da Joseph Weizenbaum (1923-2008), un informatico tedesco che lavorava al MIT di Boston. Il suo scopo era quello di riprodurre una seduta terapeutica tra paziente e terapeuta, almeno nella fase iniziale del progetto. Cioè quando non c’è bisogno che si crea chissà quale coinvolgimento emotivo: si parla dei primi incontri. Ma da dove deriva questo nome? Il suo nome si ispira ad Eliza Doolittle, la fioraia protagonista della commedia Pigmalione di George Bernard Shaw.

Chi utilizza ad oggi un chatbot?

Oggi aziende come Ediscom offrono ai propri clienti soluzioni chatbot capaci di gestire in autonomia le chat con i potenziali clienti. Questo metodo velocizza molto tutti gli aspetti burocratici, fornendoci le indicazioni e risposte a quesiti non troppo complessi. Solitamente il chatbot ci indirizza tramite un link a quella piattaforma o area del sito, in cui possiamo svolgere le operazioni desiderate. I messaggi di un chatbot sono anche finalizzati a spiegare i passaggi da seguire e a indirizzarci volendo ad una chat con un utente umano. Questo nel caso le nostre richieste fossero troppo complicate, da non poter essere gestite esclusivamente da un’intelligenza artificiale. Troviamo un chatbot delle poste, uno dei vari gestori telefonici e altri in aziende di spessore o che si stanno ben sviluppando. Molti preferiscono una chat con un utente umano, ma oggettivamente parlando bisogna riconoscere quanto il chatbot abbia accelerato diverse procedure. Se abbiamo bisogno di sapere anche una minima cosa, non dobbiamo necessariamente andare a leggere documenti su documenti: è lui a risponderci, e a darci le dritte di cui abbiamo bisogno. Spesso il chatbot si mostra come personificazione di un utente umano, ma non sempre. Gli viene inoltre associato un nome ed è personalizzato in base ai gusti e scopi dell’azienda stessa.

Conclusione

Oggi per le grandi e medie società, avere un chatbot è di estrema importanza. Infatti il cliente si sente maggiormente curato e nella condizione di avere tutte le informazioni che desidera quando vuole. Inoltre utilizzare un chatbot risulta estremamente comodo, in quanto ci esenta dal fare mille ricerche per trovare ciò di cui abbiamo bisogno. Spesso oltre che alla spiegazione dei passaggi che dobbiamo seguire, ci verrà inviato un link o più di uno per accedere ai servizi richiesti. Nel caso comunque sia la comunicazione non fosse soddisfacente, la stessa intelligenza artificiale con cui stiamo comunicando, ci mette in contatto con un operatore. Possiamo optare per una chiamata, oppure nella maggior parte dei casi per un’altra chat ma stavolta con un operatore umano. Anche chi non è cliente o non conosce la società, può spesso e volentieri accedere a questa tipologia di comunicazione “digitale”. Infatti risulta anche molto comoda per questo motivo: quegli utenti che vogliono informazioni sull’azienda che ancora non conoscono a sufficienza, possono accedere a informazioni comodamente da casa tramite una chat.

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