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I CD di Monsignor Massimo Palombella incisi all’interno della Cappella Sistina

I CD di Monsignor Massimo Palombella incisi all’interno della Cappella Sistina

Nel 2016, la collaborazione tra Monsignor Massimo Palombella, al tempo Direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, e il marchio discografico tedesco “Deutsche Grammophon” ha fruttato la realizzazione di un nuovo CD musicale: “Palestrina – Missa Papae Marcelli – Motets”. L’animazione è stata curata dal Coro della Cappella Musicale Pontificia Sistina e dal Coro dei Pueri Cantores, diretti da Marcos Pavan e dal vice direttore Michele Marinelli. “La Missa Papae Marcelli”, realizzata da Giovanni Pierluigi da Palestrina, rappresenta la prima composizione a 6 voci diffusa dallo stesso Palestrina e l’unica completamente dedicata ad un Pontefice, Papa Marcello, appunto. Giovanni Pierluigi da Palestrina è stato uno dei compositori e musicisti più importanti del Rinascimento. In particolare, ha realizzato musica sacra e profana, diventando uno dei più conosciuti rappresentanti della “Scuola Romana”.

La realizzazione di questo CD è stata effettuata nell’aprile 2016 proprio all’interno della Cappella Sistina, che ha reso più “intima” l’esecuzione dei diversi brani. Tuttavia, per incidere il CD “Palestrina – Missa Papae Marcelli – Motets”, Monsignor Massimo Palombella ha studiato le tre stampe antiche del secondo libro delle Messe di Palestrina: l’”Editio Princeps” del 1567 e su cui è stata basata l’incisione di questo CD, quella veneziana, che risale al 1598 e quella romana del 1599 – 1600. In particolare, il CD “Palestrina – Missa Papae Marcelli – Motets” è costituito da 14 tracce sonore, così distribuite: 1. “Kyrie”: eseguito completamente a cappella, prevede un incrocio di voci che ripete per tre volte le invocazioni caratteristiche dell’atto penitenziale, inframezzate tra loro da una leggera pausa di silenzio; 2. “Gloria”: eseguito anche questo senza l’ausilio di alcuno strumento musicale, il Gloria è stato realizzato in polifonia, mescolando le voci adulte a quelle dei Pueri Cantores. Dal ritmo lento e dai toni appena accennati, il canto non presenta picchi di voci rilevanti; 3. “Credo”: Dopo un’intonazione ad un’unica voce, il canto prosegue in polifonia, secondo lo stile gregoriano. Anche in questo caso, l’esecuzione non prevede picchi di voce, ma prosegue in modo quasi appena accennato, mescolando la voce del Coro della Cappella Sistina e quella dei Pueri Cantores; 4. “Sanctus”: Segue la stessa esecuzione dei precedenti, da cui è accomunato per la presenza delle 6 diverse voci, che si mescolano durante la realizzazione del canto; 5. “Agnus Dei”, eseguito conformemente a quanto contenuto nell’”Editio Princeps” del 1598, ripetendo l’”Agnus Dei”, accompagnato dal testo “Dona nobis pacem”, al posto di “Miserere Nobis”. Dopo questa prima sezione denominata “Missa Papae Marcelli”, si apre una seconda sezione, che prende il nome di “Motets”, i mottetti. Essi sono rappresentazioni musicali vocali, realizzati con o senza l’ausilio degli strumenti. Questa sezione è così distribuita: 6. “Tu es Pastor Ovium”: si tratta di uno dei mottetti più importanti, che esalta la supremazia di Pietro. Esso fu composto nel 1585, in occasione dell’incoronazione di Papa Sisto V; 7. “O Bone Jesu”: rappresenta un mottetto incentrato sul tema della Misericordia. Proprio per questo motivo, Monsignor Massimo Palombella l’ha proposto nel 2016, quando Papa Francesco indisse un anno straordinario della Misericordia e insignì del titolo di Missionari della Misericordia 1070 sacerdoti.

Grazie a questo status, anche i sacerdoti hanno potuto assolvere i peccati, prima riservati unicamente alla Sede Apostolica, ma soprattutto hanno avuto il compito di “annunciare la bellezza della misericordia di Dio, ed essere confessori umili e sapienti, capaci di grande perdono per quanti si accostano alla Confessione”; 8. “Confitemini Domino”, un mottetto che si è inserito sempre nel tema della Misericordia; dal carattere deciso ed intenso, l’esecuzione è stata riservata solo alle “voci virili”; 9. “Ad Te Levavi Oculos Meos”. Si tratta di un canto di non facile realizzazione, poiché mescola diverse voci, chiamate a cantare un tratto diverso del testo, ciascuno con la propria intonazione. Il canto si presenta quasi come un sussurro, con pochi tratti interpretati da voci più acute e alte; 10. “Benedixisti, Domine”: è uno dei canti da offertorio. Anch’esso, quasi sussurrato, è stato realizzato grazie all’intreccio delle diverse voci, ma senza la presenza di tratti eseguiti a toni elevati; 11. “Veritas Mea Et Misericordias Mea”: rappresenta il secondo canto di accompagnamento per l’offertorio, segue lo stile musicale e di intonazione del precedente; 12. “Iubilate Deo”: dal carattere solenne e celebrativo, è eseguito sempre in modo delicato e sussurrato, con un gioco di voci, che si mescolano per tutta la durata del brano; 13. “Confirma Hoc, Deus”: è il canto che ha accompagnato l’offertorio della Messa di Pentecoste. Esso è stato posto quasi alla chiusura di questa produzione musicale, “a sigillo di un itinerario che ci ha mostrato come il potere petrino di <<legare e sciogliere>> si esercita in modo sommo nella misericordia; 14. “Ave Maria”: Il canto dedicato a Maria è stato estratto dal primo libro dei mottetti a quattro voci e presenta una struttura abbastanza particolare. Infatti, la prima parte del canto è ispirata al Vangelo Secondo Luca, capitolo 1, versetti 28 e 42 (rispettivamente riprendendo le parole dell’Angelo Gabriele e quelle di Santa Elisabetta); la seconda, invece, si discosta dalla versione liturgica ufficiale, poiché il testo è stato tratto da alcune composizione polifoniche, risalenti al XVI secolo. A differenza degli altri brani, questa “Ave Maria” posta a chiusura del CD di Massimo Palombella, è stata incisa, effettuando una sorta di esperimento, dalla cantoria della Cappella Sistina e non davanti all’altare, com’è avvenuto per il resto dei brani. Inoltre, il “Cantus” dell’Ave Maria è stata eseguito da tre falsettisti e non dai ragazzi, così da conferire al mottetto una particolare “pertinenza estetica” e avvicinandolo alle modalità di esecuzione del tempo.

 

 

 

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